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Un trigger point può essere insidioso, doloroso, subdolo e soprattutto debilitante. È da qui che puoi partire per porre fine ai disagi del paziente che si rivolge a te e alla tua professionalità.
Il trigger point, che per molti tuoi colleghi rimane ancora un mistero, è una condizione afferente ai muscoli e che crea non pochi problemi al paziente che ne soffre. Le normali tecniche di massaggio talvolta possono non essere d’aiuto, a meno che non si conosca a fondo il modo in cui riconoscere e trattare un trigger point. Competenze superficiali non bastano, se vuoi intervenire sul paziente in maniera completa.
Conoscere approfonditamente tutto quello che gravita attorno al trigger point gluteo, ti permette di presentarti al paziente con professionalità, tanto da riuscire ad essere veramente d’aiuto per il recupero della forma psico fisica.
Partendo dal principio, affronteremo la natura del trigger point del gluteo, il modo in cui è possibile diagnosticarlo e individuarlo, la causa che lo ha generato e infine il trattamento per risolverlo.
Trigger point gluteo: quali caratteristiche lo identificano
Innanzitutto proviamo a capire in cosa consistono i punti trigger gluteo, diversi da quelli del piriforme, e perché è così importante saperli riconoscere.
La natura del trigger point trovò una definizione nel 1943 grazie alla dottoressa Travell, la quale dedicò studi approfonditi a questa condizione particolare delle fasce muscolari. Con trigger point furono identificati i noduli che si formano sulle fibre muscolari tese. Di fatto, i trigger sorgono sulle fibre muscolari e sono fonte di dolore da parte del paziente. Il dolore ha una sua particolare modalità di manifestazione, in quanto talvolta si presenta proprio dove sorge il nodulo, mentre in certi casi si irradia ad altre zone del corpo, rendendo più complesso il riconoscimento del trigger point gluteo.
Questa probabilità che il dolore sia irradiato altrove, crea spesso confusione anche in chi opera nel tuo stesso settore da tempo. Proprio per questa ragione e per evitare trattamenti inadeguati per risolvere il trigger point gluteo, è fondamentale che prima di approcciarlo tu abbia una preparazione approfondita e una conoscenza completa in materia.
Innanzitutto nella sola area del gluteo si possono presentare le seguenti condizioni:
- Trigger point gluteo medio
- Trigger point gluteo minimo
- Trigger point piccolo gluteo
- Trigger point grande gluteo
I trigger point gluteo medio vanno trattati con la dovuta attenzione, si presentano in corrispondenza di un muscolo (il gluteo medio appunto) la cui funzione è quella di dare stabilità al bacino quando ci si appoggia su una gamba solamente. In presenza di un trigger point di questo tipo, il paziente avverte un dolore lombare acuto, in molti casi tale da influenzare la mobilità. Un operatore poco preparato potrebbe non riconoscere la presenza del trigger point gluteo e scambiarla per un’ernia, un’artrite o una disfunzione articolare. Fondamentale è quindi una conoscenza approfondita, nella gestione di un trigger point del gluteo.
Prendiamo in considerazione il trigger point piccolo gluteo: si tratta di uno dei casi per i quali si registra il maggior numero di diagnosi errate. Il dolore in questa zona è molto intenso e addirittura arriva a estendersi a una distanza notevole rispetto a dove sorge il trigger point.
I punti trigger piccolo gluteo sono probabilmente l’esempio lampante di come sia fondamentale che l’operatore chiamato a intervenire, sia davvero preparato. Una diagnosi approfondita e esatta è necessaria per aiutare il paziente a sentirsi meglio e in forma. Questa tipologia di trigger point è spesso avvertita all’altezza del perone o addirittura intorno al malleolo. Frequentemente il paziente riferisce dolore alla coscia oppure nella zona del polpaccio.
Stesso discorso vale per il trigger point grande gluteo o per il trigger point gluteo minimo. Innanzitutto si tratta di muscoli la cui funzione è quella di intervenire in movimenti estensivi della gamba, o per rientrare nella posizione eretta, dopo essersi chinati in avanti, ecc. I dolori in questo caso sono abbastanza localizzati all’area di interesse (coccige, anca, ecc). In particolare il trigger point grande gluteo è una condizione molto frequente in chi svolge alcune attività sportive, come percorrere lunghe camminate in montagna o intense nuotate a stile libero. Addirittura talvolta il trigger può sopraggiungere in chi resta molte ore seduto su una seduta rigida.
Trattare il trigger point gluteo richiede conoscenza, attenzione al dettaglio e precisione
Per affrontare un trigger point non basta avere una infarinatura generale in tale campo ma sono necessari alcuni requisiti, dal momento che servono attenzione al dettaglio, precisione manuale, occhio clinico nell’individuare l’obiettivo e competenza per stabilire la strategia di intervento. Bisogna essere un James Bond del trigger point, per intenderci.
Un punto trigger non individuato può compromettere temporaneamente la mobilità del paziente che ne soffre, nei casi più gravi costringendolo addirittura a dover rimanere seduto o immobile, a causa del dolore che non dà tregua.
In supporto degli operatori del settore, corre la mappatura dei trigger point che aiuta a riconoscere specialmente i trigger point che causano dolori riferiti a zone distanti rispetto a dove questi sono presenti. Naturalmente anche la lettura di una mappatura necessita di essere supportata dalla professionalità dell’operatore, nell’eseguire la diagnosi in maniera corretta.
Una diagnosi eseguita con completezza deve considerare anche il paziente ed eventuali patologie pregresse. In questa fase va instaurata una collaborazione approfondita con il paziente, che deve descrivere l’esperienza che sta attraversando. Più sarà dettagliato nel raccontarti la tipologia e localizzazione del dolore, la frequenza con cui si presenta e la sua storia clinica e maggiori presupposti ci saranno per te, per individuare il trigger point.
Lo step successivo è la valutazione dei muscoli, per cercare di individuare dove è localizzato il muscolo in cui è presente il trigger point. Questa fase si svolge con la palpazione muscolare.
Una volta individuato il trigger point, aiutandoti anche con le mappe del dolore, potrai stabilire in che modo risolverlo per riportare il paziente in uno stato di salute ottimale.
Focus sul trigger point gluteo, una volta individuato
Trovato il trigger point, giunge il momento di intervenire. È in assoluto la fase in cui sono richieste tutte le tue abilità di operatore, dalla precisione all’intuizione nel trovare il giusto percorso da intraprendere.
L’obiettivo principale, prima di sciogliere il trigger point gluteo, è quello di creare i presupposti perché l’area interessata torni alla normalità. È quindi importante ripristinare la corretta vascolarizzazione e la conseguente ossigenazione dei tessuti.
Procediamo con ordine. Innanzitutto hai diverse tecniche di intervento da scegliere. Di queste, le più diffuse sono:
- Stretch and spray
- Compressione ischemica
- Dry needling
- Contrazione e rilascio
- Foam roller
- Laserterapia, Tecar, ultrasuoni, ecc…
La tecnica Stretch and spray consiste nell’estensione del muscolo interessato dal trigger point. Successivamente si applica uno spray freddo e poi si riporta il muscolo allo stato iniziale. La manovra va eseguita con delicatezza, per limitare il dolore nel paziente.
La compressione ischemica è una delle tecniche da eseguire per mano esperta. Consiste infatti in una delicata manovra di compressione del muscolo interessato, fino a creare un’ischemia localizzata della durata di qualche secondo. La compressione viene poi allentata e ripetuta per due o tre volte. Da operatore devi riuscire a calibrare la forza per la compressione e la delicatezza nel non provocare eccessivo dolore nel paziente.
Anche il dry needling deve essere eseguito da personale preparato, in quanto consiste nell’introduzione di un sottile ago proprio dove ha sede il trigger point. L’ago raggiunge la bandelletta tesa fino a dissiparla. Il paziente non avverte dolore ma la manovra va eseguita con precisione e competenza.
La contrazione e rilascio è spiegata nella sua stessa definizione e ha come obiettivo quello di portare il muscolo in cui è presente il trigger, a una condizione di rilassamento.
Altri metodi come il foam roller, la laserterapia, la tecarterapia si eseguono con il supporto di attrezzi o strumentazioni che corrono in aiuto dell’operatore.
Come vedi sono diverse le possibilità di intervento ma sarai tu a valutare per quale optare, in base al caso specifico. Da specialista esperto non avrai problemi nel fare la corretta valutazione.
Quale strada percorrere per specializzarsi nel trattamento dei trigger point
Data la complessità della loro natura, non è facile stabilire come intervenire sui trigger point. Servono mani esperte, occhio clinico, conoscenza della fisionomia muscolare, oltre che delle tipologie diverse di trigger point e della mappa di localizzazione del dolore riferito.
Come fare per acquisire tutte queste capacità? È più semplice di quanto immagini: per specializzarti devi formarti in maniera adeguata.
Puoi accedere a un percorso di formazione creato apposta per chi come te ha voglia di acquisire una conoscenza completa di tutto quello che riguarda i trigger point.
Puoi intraprendere un programma dettagliato che al termine ti avrà passato il know how necessario per diventare esperto nel trattamento del trigger point.
Corsi video facili da seguire, con spiegazioni teoriche ed esempi pratici; messi a punto da specialisti che lavorano da anni nel tuo stesso settore. In poco tempo puoi fare della tua passione una carriera da specialista nell’ambito del trattamento del dolore causato da trigger point e diventare un esperto capace e competente in tale ambito.